Il Territorio e le Presenze
Palagonia, dal punto di vista documentario, nasce in periodo normanno, ma a ben cercare, nelle immediate vicinanze si conservano vestigia che documentano come il territorio sia stato abitato sin dalla preistoria più antica.
Tra queste Rocchicella, oggi territorio di Mineo, ma a non più di un paio chilometri da Palagonia; da dove provengono manufatti riconducibili al Paleolitico superiore (circa 12.000/10.000 a.C.) e l'insediamento Mesolitico di Perriere Sottano (circa 9.000 a.C.), in territorio di Ramacca ma prossimo a Palagonia, risultati tra i più antichi della Sicilia.
Tra gli insediamenti più importanti ritrovati risaltano per la loro entità, il sito preistorico Callura-Sciccaria (fine V millennio/1400 a.C.), con una fattoria in attività dal III sec. a.C. al periodo Bizantino ed i resti di un casale appartenuto ad un monastero basiliano (monaci di rito greco); il sito di Acquamara, composto da un villaggio preistorico fortificato (III millennio/mille a.C.); un insediamento preistorico in contrada Frangello (territorio di Militello), con una necropoli e i resti di una masseria con materiali che vanno dal periodo greco classico al medioevo; l'insediamento di Fiumefreddo (territorio di Lentini), con un villaggio preistorico, materiale bizantino e masseria medievale; il villaggio e la necropoli di Coste Santa Febronia; e ancora altri.
Attorno all'attuale paese, sin dall'antichità si sono verificati e succeduti avvenimenti di cui oggi poco o niente sappiamo, tranne per quello che riguarda Ducezio ed i Palici. Poco lontani da Palagonia esistono due laghetti di Naftia a cui è legata la storia siciliana tra il 460-440 a.C. Infatti, in questo periodo Ducezio, re di uno staterello siculo, riesce a coalizzare intorno agli dei Palici, tutti i siculi minacciati di sopraffazione da parte delle colonie greche in Sicilia. I Palici erano gli dei a cui erano sacri i giuramenti; in caso di liti era a loro che si ricorreva. Erano protettori degli schiavi e facevano profezie, secondo quanto ci hanno tramandato vari scrittori antichi e in particolare Diodoro e Macrobio.
Secoli oscuri seguirono a questi avvenimenti: Palica distrutta, Ducezio morto lontano, i Palici pian piano dimenticati. Ma nei dintorni la vita continua e le masserie romane e bizantine lo attestano. Di questo periodo ci rimangono due gioielli architettonici: l'oratorio bizantino di Coste di Santa Febronia e la basilica paleocristiana di San Giovanni.
L'oratorio, è una chiesetta interamente scavata nella roccia che va fatta risalire al VI-VII secolo, ha una pianta quasi quadrata con due altari, uno di essi è inserito in una nicchia affrescata con un Cristo Pantocratore ricavata nella parete est. Nelle altre pareti si trovano dipinti come l'Annunciazione, il Martirio di Santa Febronia, tre figure maschili, una figura di vescovo forse San Gregorio Magno, una Santa Lucia, un affresco con Adamo ed Eva e una Santa Febronia o Santa Anastasia.
La Basilica invece, viene fatta risalire al periodo tardo imperiale. E' una costruzione singolare di cui si conservano l'abside ed alcune colonne. Molto piccola. era poco adatta a contenere i fedeli, tanto che si ipotizza la possibilità che essi assistessero dall'esterno alle funzioni religiose. La chiesa non aveva vere e proprie pareti laterali, ma una leggera cortina di archeggiati entro i quali erano inserite delle porte che venivano aperte durante le funzioni. Comunque, recenti studi affermano che la stessa basilica, nel XVI sec., doveva essere una chiesetta appartenente all'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.
Alla Fine del primo millennio d.C. vanno fatte risalire le prime notizie, seppur dubbie, del centro abitato. Stefano Bizantino, vissuto intorno alla metà del VI secolo, afferma l'esistenza in Sicilia di una Cora, cioè di un centro abitato e probabilmente sede amministrativa di un vasto comprensorio, col nome di "Pelagonia", in pieno periodo bizantino. Il Manni, conoscendo bene i resti archeologici sparsi nel territorio, afferma che è molto probabile che questo centro possa essere il centro abitato in contrada Coste di S. Febronia. Secondo il Messina, l'attuale centro non è altro che il trasferimento in luogo più accessibile, strategicamente più importante trovandosi al confine tra la diocesi di Catania e di Siracusa e a guardia della probabile strada che collegava il territorio di Mineo con Paternò, appartenente entrambi ad un'importante famiglia di origine normanna e al centro di un comprensorio ricco di insediamenti abitativi.